E’ proprio nei momenti difficili che occorre “rimboccarsi le maniche”, con l’ottimismo solidale della volontà, ringraziando per ciò che si è e per ciò che si ha. Pensiamo ad una grazia lieve di chi tra gli uomini può raggiungere il dono del sorriso e della contentezza: favorevole, benefica, ispirata, felice e stabile. Uno stile di vita nella parola e nella pittura del gesto nutrito dalla rivelazione di buone maniere e di bontà dell’animo rivolte a sé e agli altri.
E’ proprio nei momenti difficili che occorre guardarsi negli occhi per ricercare uno sguardo concreto d’affinità o finanche d’opposizione tenace, se occorre.
E’ proprio nei momenti difficili che la costante della separazione presente nella vita storica e nel suo spirito vivente può essere ricondotta all’ambito della formulazione risolutrice che fa salva la vita spirituale: l’essere, per così dire, espulsi dal presente per ricercare la realtà, quella vera ed autentica della scoperta o della riscoperta.
E’ proprio nei momenti difficili che occorre ripensare l’oggi, prima di tutto per recuperare l’occhio acuto e profondo della critica come strumento ineluttabile della vita spirituale nel suo concreto agire storico. Poi perché occorre ripensare ad una migliore integrazione dell’economia nel vivere sociale e politico dell’uomo. Meno, forse, economia di mercato, meno totalitarismo della finanza, in quei termini di surplus frenetico, di corsa inarrestabile, in certi casi, verso il vuoto o il baratro e più idee, sentimenti, arte, essere, amore e amicizia. Meno esseri trasformati in oggetto di consumo. Più uomini e donne vivi ed integri, come essi sono, nella loro semplice ed unitaria concretezza ed appartenenza alla vita come “esseri per la vita” e grazie a questo anche nell’ineludibile accettazione dell’esistenza e del suo termine.
E’ proprio nei momenti difficili che il tutto circolante, oggetti del mercato che si comperano, si vendono e si gettano nella spazzatura assume gusti esacerbanti. Mai società umane del passato hanno prodotto tanti rifiuti come la nostra: plastica, biologica, indifferenziata, non biologica, radioattiva e via a seguire… . Rifiuti materiali e rifiuti morali che si trovano al mercato per trasformarsi in notizie e cronache effimere. Le notizie del giorno che condiscono nel bene i quotidiani del tempo presente . Soltanto nel tempo presente cresce l’albero del piacere perché soltanto in esso si ha la scaturigine delle presenze con l’incessante e pressante voglia di rincorrere la “modernità”. Tutto ciò che è più moderno ha valore, quanto è meno moderno o del passato ha scadenza. Un cellulare dietro l’altro, un calcolatore dietro l’altro, un tablet dietro l’altro. Marche nuove e modelli nuovi che si succedono come meteore. Le macchine e i programmi scadono per poi non “valere” più. Così inseguiamo la modernità nelle sue incessanti metamorfosi, senza fine non riuscendo mai ad agguantarla e afferrarla. Essa ci sfugge, ci scivola via come un’anguilla facendo dell’istante, di ogni istante un’istanza concreta di fuga. E’ l’istante del nulla che è dappertutto, l’alto falco levato lassù nell’azzurro, lo vogliamo afferrare ma esso sfugge aprendo le ali fugaci, svanendo all’orizzonte trasformato in un segno che rimane, solitario, sulla carta. Si rimane così, di fronte a quell’istante, con le mani vuote, serrate l’una nell’altra: forti pervicacemente tenaci ma vuote!
E’ proprio nei momenti difficili che si aprono le porte della speranza e della sua presenza come un altro tempo diverso da questo tempo, quello che cercavamo senza saperlo, l’avevamo vicino e non lo vedevamo. Lo afferriamo: sua presenza e sua vicinanza. Esso è di quei giovani, di quei ragazzi che salgono le scale al mattino per discenderle il pomeriggio, che riempiono queste nostre aule, che sono qui con noi nutrendolo del lieve afrore fresco e bello che rimane nella scia del nostro fare presente e di quella polis da fare.
E’ questo l’augurio: che loro possano fare quanto gli viene chiesto dal nostro tempo, appropriarsene con la critica e con i suoi strumenti, per farlo divenire il tempo, quel tempo sincretistico , autentico all’uomo spirituale liberato dal conformismo del consumo. Che possano loro, con la loro mente liberata dal sapere sviluppare un uso dei mercati al servizio dell’humanitas dell’uomo, delle sue poleis, del progresso delle coscienze e della libertà dai bisogni e dalle paure.
E’ proprio nei momenti difficili che si devono aprire le porte della speranza. Queste sono, infatti, concretamente questi studenti nostri, di questo nostro paese, che ogni giorno per dieci mesi l’anno lavorano nelle nostre aule restituendo a sé quella cultura che dovrà essere e divenire strumento utile alla costruzione del bene comune.
E’ a loro che come non mai, con forza, si rivolge, in questo Natale 2013, il nostro pensiero e il nostro forte augurio. Che la bellezza e il suo gusto non li abbandonino mai. Che l’arte e la filosofia siano per loro le vie del paradiso di questo tempo presente. Che loro possano, e lo faranno, dare la svolta a questo nostro paese ridonandogli la forza della legge morale interiore, in loro, e la bellezza dell’alto cielo stellato, lassù, sopra di loro.
Auguri!
Acqui Terme, 18 dicembre 2013
IL DIRIGENTE SCOLASTICO
(prof. Nicola Tudisco)
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