"IL LICEO CLASSICO, QUALE FUTURO" |
In grandi licei italiani come il Visconti, il Virgilio, il Giulio Cesare di Roma o il Manzoni e il Parini di Milano si sono aperte le riflessioni e i dibattiti sul perché ci sia stato il calo delle iscrizioni nell’indirizzo classico del liceo. La visione del cittadino formatosi al classico è volta ad una critica complessiva che fronteggerebbe in maniera soddisfacente l’attuale mercato del lavoro in rapida evoluzione. Anche il Liceo “Parodi”, pur nel suo ridotto ambito quantitativo rispetto a quelle grandi realtà sopracitate ha voluto promuovere con il suo preside e con suoi due docenti il prof. A. Pirni e la prof.ssa R. Parodi un’occasione di dibattito e di cfr. intorno a questo indirizzo di studi. Il numero degli iscritti di quest’anno alle classi prime pari a 31 mila unità a fronte dei 65.000 iscritti del 2007 fa pensare che le scelte degli utenti siano indirizzate altrove. Dove? In particolare al Liceo Scientifico 460.000 (indirizzo con il latino) 115.000 (indirizzo senza il latino) e al liceo linguistico 166.000 unità. Il sensibile calo delle iscrizioni si inserisce in una più ampia crisi degli studi umanistici (per mille anni almeno una delle roccaforti culturali di questo paese). Il Convegno realizzatosi presso la sala multifunzionale dell’IIS “G.Parodi” ha visto la partecipazione dell’Avv.to Bruno Lulani con l’intervento Gli studi classici e la gestione d’impresa: formazione e competenze in progress; la prof.ssa Lucilla Rapetti, Il liceo Classico come luogo di trasmissione della cultura latina: sua attualità nell’ambito peculiare della cultura umanistica e della formazione degli studenti”; Prof.ss Cinzia Bearzot, Università Cattolica di Milano con l’intervento. Storia, Tragedia e sua attualità; dott. Davide Servetti assegnista di ricerca in Diritto Costituzionale presso l’Università degli Studi del Piemonte Orientale: Il liceo classico e gli studi universitari oggi, quali le competenze richieste? Sono intervenuti inoltre, il dott. Bruno Gallizzi, il dott. Edoardo Grillo, il dottor. Tobia Rossi, la dott.ssa Serena Panaro, la dott.ssa Gisella Chiarlo, il prof. Carlo Prosperi, il senatore Adriano Icardi. Il pubblico ha partecipato in maniera attenta ed emozionata gli interventi che si sono susseguiti. Il prof. Alberto Pirni Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa ha moderato gli interventi. Il D.S. prof. Nicola Tudisco ha dato il benvenuto ai convenuti ricordando il valore del patrimonio culturale, artistico ed archeologico di questo paese e la necessità di renderlo produttivo al fine di realizzare posti di lavoro per i nostri giovani. Occorre uscire, egli ha detto dalla consuetudini che siano sempre gli altri a dover promuovere iniziative o progettualità. E’ possibile noi medesimi esserne promotori facendo leva sulle forze produttive ed economiche affinché si realizzino investimenti al fine di ravvivare rendendolo fruibile questo enorme patrimonio artistico e culturale.
Avv.to Bruno Lulani. Non vero che è uguale se una cosa serve o non serve. Il Classico serve e perché? Oggi c’è una produzione esagerata di informazioni. Esse devono essere coerentemente organizzate per i fini di una loro utilizzazione efficace. Bisogna spingere sull’implementazione della conoscenza a svantaggio delle competenze? Questa la domanda! Tecniche logiche e deduttive che aiutano alla formazione delle personalità al fine di realizzare concrete possibilità di prospettive di lavoro? Quali sono le prospettive richieste a questo mondo culturale, di istruzione di base ed universitaria dal mondo del lavoro. Veniamo dalla storicità di cicli molto lenti e temporalmente stabili. Oggi è, invece, il contrario: tutto è rapidissimo. Per l’istruzione universitaria occorrono 3+2 in media anche se i dati effettuali ci indicano un tempo medio di 7 anni. Occorre agire sulle proprie caratteristiche personali al fine di acquisire un metodo e capacità di analisi dei problemi per trovare soluzioni a interiorizzare capacità di flessibilità o resilienza richiesti oggi dal mercato del lavoro e, in generale un altissimo grado di adattabilità. I cicli di cambiamento sono rapidi. Ad avviso del dott. Lulani, Il L.C. mette a disposizione molti strumenti che possono, poi, nella loro rivisitazione essere rinnovati costantemente. Non c’è più il posto fisso: risaputo!. I cambiamenti di vita sono all’ordine del giorno ed occorre modificare molte delle competenze e molte delle conoscenze in nostro possesso e il L.C. serve per aprirsi ad un ventaglio di impieghi molteplici per giungere a qualsiasi tipo di prospettiva lavorativa o di impiego. D’altronde la scuola italiana ha prodotto una sintesi massima. Lo ha dimostrato nelle scuole di ingegneria quando i nostri migliori ingegneri provenivano dal Liceo Classico. C’è una conferma nel tempo della validità di questa scuola anche se molte cose vanno cambiate perché non si può rimanere in quella fissità. I percorsi di studio devono essere adattati alle esigenze mutevoli e cangianti della società nel’applicazione del concetto della mobilizzazione delle conoscenze. Nell’ultimo documento del governo relativo alla buona scuola si propone ancora il concetto di welfare ma di programmi se ne parla soltanto a pag. 136. Figuriamoci! Come quando si parla di Sanità tutto è importante tranne i malati per la sanità. Alla fine dei conti tutto è più importante dei malati. I programmi in funzione di un fuoco e di un centro il paradigma dell’azione deve essere non soltanto la struttura ma anche la formazione. Criteri di valutazione. Non siamo valutati costantemente per quello che facciamo? Invalsi? Erasmus? Messa a profitto per ciascuna informazione, dai bilanci, ai successi affinché i genitori possano scegliere in maniera adeguata in ragione anche dell’orientamento interiore di ciascuno studente. Occorre scegliere la strada coraggiosa dell’essere valutati senza averne paura per un fine costruttivo e per il bene del nostro paese. In Italia questo concetto ha pochissimo diritto di cittadinanza con la correlazione tra i progetti formativi e il mondo del lavoro lasciata sempre alla buona volontà degli individui ed alle loro iniziative ma raramente sostenute da risorse adeguate e sufficienti. Inoltre anche la gestione delle quote dell’autonomia ci dà indicazioni non positive perché la gestione del 20 o del 30% dei percorsi de percorsi ha dato finora scarsi risultati in termini di collegamenti reali con il mondo del lavoro. Se il territorio ha bisogno di informatici ebbene la scuola glieli deve dare ed è per questo che il nostro ruolo di cittadini attivi deve essere funzionale allo spingere dal basso. Non dimentichiamo il paradigmatico, in tal senso, ruolo formativo dei genitori per una cultura che ha incentivi l’impegno e il lavoro a favore del garantismo a qualsiasi costo. La disoccupazione strutturale nella quale ci si trova ha delle precise responsabilità non difficili da individuare. Non è facile ritornare indietro ma occorre lavorare per farlo. Egli ha fatto il classico concludendolo nel 69. Si è occupato della sua azienda. Da quando l’ha fatto ha realmente iniziato a studiare e le basi che aveva raccolto nei tredici anni di studi di base l’hanno sempre efficacemente supportato in tal senso.
Pirni.
Evidenzia l’educazione alla flessibilità come capacità di acquisir competenze. Non si deve avere lo zainetto già pronto ma meglio è sapere, di volta in volta, che cosa metterci dentro. Ci si deve togliere le paura della valutazione. Quando si deve avere un legittimo sospetto della valutazione? Quando ci si trovasse di fronte a valutazioni “scientifiche” delle quali in maniera eterodirette si conoscano già i risultati. Lucilla Rapetti: Odiernamente come già è stato delineato la funzione formativa del liceo classico pare del tutto obsoleta. In quanto esso viene ritenuto inattuale o che non serva per la legittimazione dell’utile contingente. Per contro il paradigma didattico del liceo classico presenta una cultura votata al perseguimento di valori finali. Disposizioni permanenti che sono la summa di abilità capacità conoscenze ma soprattutto competenze utili ad affrontare oggi la complessità del reale. Lo studio delle diverse discipline in ambito strettamente scolastico non può prescindere dall’approccio storicistico ed una riflessione sulle dialettiche diacroniche. Ossatura e struttura dello sviluppo nel corso dei secoli delle discipline umanistiche storiche e delle arti. Lo sguardo retrospettivo nel corso dei secoli al loro iter evolutivo. Ruolo centrale esercitato dalla latinità è quello dell’ “alma mater” generatrice delle lingue e delle letterature dell’occidente europeo. Il crollo delle politiche amministrative della romanità imperiale non determinò la fine della cultura latina che anzi continuò ad esercitare precipuamente la sua funzione strutturale nel corso dei secoli a seguire. Roma ebbe una funzione di cultura unificatrice espresso dal concetto “latinitas alma mater”. Se ne possono evidenziare 3 direttrici: a. Educazione linguistica; b. Educazione artistica e letteraria; c. Educazione alla cittadinanza. Essa ebbe il carattere in equivoco di Lingua sovranazionale e di lingua passepartout. Lingua della chiesa e della liturgia. Lingua del sapere profano. Lingua praticata nell’esercizio delle “artes” della scuola palatina. Gammatica delle sette arti come fondamento delle sette vite. Fondamento di tutte le discipline universitarie. Ricordiamolo! Essa ha mantenuto questa sua funzione di lingua sovranazionale anche successivamente sia per i filosofi sia per gli scienziati. Lingua ufficialmente riconosciuta valida internazionalmente per la stesura dei loro trattati. Si ricorda che i “Principia matematica” sono redatti in latino come anche il “Genera Plantarum” di Linneo viene redatto in latino. Esso viene ancora oggi utilizzato , dunque, per la classificazione di piante e di miceti ecc. Si ricorda ancora Gauss che redasse il testo sul suo calcolo combinatorio in latino. Perché, dunque, studiarlo? Per la ragione che esso può assolvere la funzione di lingua che serve per praticare le categorie attraverso le quali si categorizza il pensiero medesimo?. Esso appare anche come la matrice necessaria del dominio dell’italiano e della sua complessità. Ineluttabilmente lo studio di una lingua non può prescindere dall’ambito suo storico di pertinenza. Latino è l’archeologico nell’accezione del termine storico di pertinenza mentre le lingue neolatine sono trasformazioni di morfosintassi e cambiamenti di sema. Il potenziamento della competenza dell’italiano è preziosissimo perché è la capacità stessa preziosissima di intendere correttamente gli altri anche quando si esprimono con un loro linguaggio settoriale. Oggi, più che mai, appare infatti particolarmente importante la formalizzazione del linguaggio nel pieno possesso della lingua. Questo nel momento in cui Internet ed, in certi casi la rete web, attenta al patrimonio lessicale storpiandolo e depauperandolo delle sue precipue relazioni tra significante e significato. Non c’è dubbio sul fatto che l’impalcatura della sintassi è messa in crisi da internet. Ogni comunicazione scientifica la necessita per potersi essa stessa validare. Non si sottomette ai venti delle mode sofistiche soggiacenti a slogan e a forme comunicative “pressapochistiche” della serie: “intanto tutto è sempre uguale”. Dominio della complessità per la precisione dell’operatività traduttiva nella lingua viva, nel “latino di oggi” come può essere l’italiano . Tradurre obbliga a mettere in campo doti attitudini e capacità che convergono dopo un quinquennio di studi in un habitus mentale e comportamentale utile ad affrontare problematiche complesse. La fatica del lavoro del traduttore fa affiorare forze riposte nel ragazzo e le indirizza verso le doti di pazienza, riflessività, concentrazione che sono particolarmente preziose. L’habitus mentale del tradurre dal latino viene declinato dal porsi di fronte al testo e dalla comprensione e dall’uso del vocabolo lessicalmente più corretto ed adeguato. La fase analitica si aggancia, invece, alla formulazione d’ipotesi nel brano del macrotesto e nell’intera opera. Abilità e sforzi di capacità selettive di individuazione al significato senso. Lascito preziosissimo del tradurre ed il piacere gratificante di adeguarlo alle soluzioni e al raggiungimento del risultato coerente della morfosintassi. Esso si struttura in una metodica e in una logica di analisi. Formulazione d’ipotesi, controllo comparazione, sintesi di senso e ricerca, di sequenza metodologica e di senso spendibile, poi, nell’attività prof. Le, qualsiasi essa sia. Lasciti più preziosi. Il piacere sapiente di natura euristica di andare in cerca di “sapendo come si fa a cercare”. Educazione artistica e letteraria. Il latino è stato “alma mater” della letteratura e delle arti d’Europa . Mediazione culturale fino al ‘500. L’approdo in Italia e in altri luoghi come furono i maestri greci nel ‘400 non diedero subito come risultato l’apprendimento del greco tanto che ancora nel XVII e XVIII sec. pochi hanno la competenza di avvicinare l’originale greco. I generi e le forme della letteratura latina sono eredi di quella greca. Eredità artistiche fondate ab origine nell’emulatio. E nell’autobiografia interiore. Orazio ne è in tal senso un maître à pensèe. Lo studio delle letterature e delle arti è conoscenza delle opere e poi l’approdo che ne deriva non può prescindere dalla direzione del genere storico. Mutui che artisti e letterati hanno contratto. L’ex novo sì ma anche continuazione e riconoscimento del debito contratto che deriva dal contesto storico culturale suo proprio di pertinenza. Poi procedendo in questo modo, come, di norma, si fa al liceo classico si può verificare quanto patrimonio della cultura latina sia passato in eredità alle lettere dell’occidente. Nei riguardi della letteratura latina è possibile riconoscervi un andamento carsico. A fasi di oblio del modello classico si è poi assistito un antimodello come rovesciamento. Nel corso dei secoli si riconoscono diversi fasi di ritorno all’epoca classica e il tributo rivoltole dai nostri letterati e da quelli di altre lingue e culture europee è molto significativo. Pensiamo soltanto a Poliziano alla Francia e alla Pleiade, a Goethe, Carducci e al carduccianesimo. L’Ars poetica di Orazio è stata assunta non soltanto da Boileau ma tutte le volte che nel ‘900 l’artista ha sentito l’esigenza di una formalizzazione ispirata a criteri di equilibrio e razionalità. Nella commedia la straordinaria inventio plautina è stata e continua a sostenere una matrice fondamentale. Fortuna di sosia. Questa inventio si è stabilizzata in un corpus cui far riferimento corrente il linguaggio comico. Ariosto per esempio. Machiavelli con la sua Clizia. Anche artisti che non hanno imitato soltanto in forma pedissequa come Corneille, Molière, Goldoni e prima nel rinascimento Shakespeare, per giungere poi a O.Wilde con il suo Ernesto. Eredità più imp.te risiede nell’elaborazione di un corpus di personaggi storici come quello proveniente dal mito. Spiovono in molte produzioni recenti. Pensiamo anche ad arti trascurate come la musica di Monteverdi fino a Verdi. Non si dimentichi, inoltre, la cinematografia del ‘900. Letteratura infantile e produzione cartonistica che è linguaggio pubblicitario. Tanti sono gli orizzonti tratteggiati dalla letteratura latina. Non si dimentichi inoltre l’importanza in Occidente del filone tematico che si diparte dalle Metamorfosi reinventando le storie proponendole all’Occidente. Lasciando stare le letterature dell’Occidente (cfr. David) . Scultura pittura, tra ‘500 e ‘600 per la pittura ci si potrebbe riferire a quegli artisti che a partire dal ‘600 hanno trasferito sulla tela l’insegnamento ovidiano. Focalizzazione e trasmutazione di una natura all’altra fatto capace di fascinazione e di suscitare interrogativi. Arcimboldi che ha interpretato la duplicità in termini scherzosi. Bosch nelle infinite sue ridde metaforiche del pensiero religioso. Redon che sul finire del ‘900 ha antropomorfizzato il ragno e il visionarismo dei surrealisti come Max Ernst e Salvador Dali con un richiamo al padre delle metamorfosi, Ovidio. Educazione al mestiere di “civis” che il presente ci interpella. Messa a punto di alfabetizzazione capace cioè di affrontare problematiche diverse non lasciandosi piegare alle esigenze ideologiche dei tempi . L’ ambiente esige il possesso di competenze capaci di ricostruire coordinate storiche utili ad essere spese all’esterno in una fruizione capace di mettere in evidenza il ruolo che questi “monumenta” hanno avuto in passato. Ciò è possibile solo con gli autori latini. Certe questioni cruciali sono di ieri ed anche di oggi come il rapporto natura cultura. E’ oggi nel vivere corrente l’ecologismo. L’interpretazione che ha dato Virgilio nelle sue Bucoliche e nelle sue Georgiche sono molto utili a tracciare quel filo rosso che attraverso la letteratura e la cultura giunge fino ai noi non solo nelle sue varianti più spinte ma anche nelle loro problematizzazioni. Tutto qui, in realtà. Pagine come quelle del romanzo come le affinità elettive di Goethe ce ne danno pieno significato. No e gli altri è un altro tema centrale fra cui il motivo della diversità e quello dell’uguaglianza. Seneca e Tacito pur nella differente humus culturale e conoscitiva il modo che essi hanno avuto di porsi gli interrogativi è senz’altro illuminante. Parafrasando il titolo “Gli antichi ci riguardano” di Luciano Canfora si può aggiungere che essi ci sanno danno anche delle risposte. Il più delle volte hanno rifiutato risposte di tipo consolatorio è vero per privilegiare, invece, quello critico: “dobbiamo studiare latino per essere noi stessi e essere noi stessi consapevolmente”.
C.Bearzot. Attualità dell’antico e del teatro greco antico per la risonanza universale dei temi. Si veda per esempio l’Antigone e l’Universalità dei temi in essa trattati come quello della Legge divina e quello della legge dello Stato. La commedia presenta aspetti diversi e più delicati da richiedere adattamenti come ne I cavalieri di Aristofane. Altre commedie come Le rane, invece, sono più godibili anche nell’immediato. Non è sufficiente l’Universalità dei temi perché un testo è comprensibile veramente soltanto quando esso viene collocato nell’epoca sua propria di appartenenza. Nell’ultimo libro di Canfora c’è una frase in copertina con un capitello ionico. Esso viene a riferirsi alla distruzione storica e del sapere geografico come parte di un progetto del tutto consapevole rivolto al cittadino e al suddito. Canfora ha un’attitudine critica. L’interpretazione del teatro nella sua polivalenza. Da una parte la tragedia riflette la realtà politica contemporanea. Realtà storica e politica contemporanea. Sostenere questa o quella linea politica. Supplici di Eschilo V secolo. 50 fanciulle le daianidi che chiedono asilo ad Atene. Cosa ‘è dietro? C’è l’immagine di Argo come specchio di Atene. Pelasgo è un re democratico perché egli non può decidere niente senza prima averlo chiesto all’assemblea. Che cosa c’è dietro? Atene democratica. Luogo di accoglienza per gli stranieri. L’assemblea vota e concede loro lo status del meteco. Straniero ad Atene. Esempi moltiplicabili. Il teatro ateniese ha una grande attualità. Alcibiade è esule dopo lo scandalo. Filottete di Sofocle. Eroe abbandonato per una ferita infetta è contaminato da un sacrilegio. Tracce di attualità nella tragedia. Occorre tuttavia legittimamente sapere che non si deve attualizzare a tutti i costi. Il rischio che ne deriverebbe sarebbe quello della forzatura. Ancorare la riflessione dei poeti tragici soltanto al contesto storico al fine di individuarne tracce utilizzabili nell’ambito delle matrici culturali. Occorre evitare il gioco meccanico dei riflessi. Tucidide ha conservato il discorso tenuto da Alcibiade a Sparta. Dice le stesse cose di Polinice ma “si duo dicunt idem non est idem”. Le conclusioni improbabili sono. Lebecq era arrivato a dire che nell’Elena di Euripide c’era troppo meccanicismo. La tragedia si occuperebbe esclusivamente di temi etici e religiosi. Non si può fare, però, una lettura soltanto storica della tragedia. Il poeta tragico parlava al suo pubblico ignorando, talvolta, quello che stava succedendo. In realtà si tratta di una posizione antistorica. Esperienza estetica o etica e culturale. Ne Le Eumenidi e nell’Orestea si individuano temi universali come per esempio la necessità della purificazione. Riconciliazione. Si parla anche di questioni più precise dal punto di vista storico. Riforma dell’Areopago (consiglio dei magistrati privato delle prerogative politiche) ,alleanza con Argo, Atene e Sparta. Allearsi con Argo da parte di Atene vuole dire “io vado in continente”. Scelta radicale cambiamento fondamentale. Temi delle Eumenidi sono universali. I temi di tipo storico sono imprescindibili. Temi legati alla città. Svolta di politica estera portatrice di valori enormi. Grandi scelte di politica estera. Si interrogavano sulle loro opportunità. Fondamentali che si integrano essi vanno letti con consapevolezza e capacità critica. Significato di questi testi: bisogna rifuggire dalla tentazione di fare del poeta tragico un propagandista politico. La riflessione su questi temi è portatrice di conseguenze enormi. Il teatro antico bisogna non impoverirne li significato. Riproporlo oggi significa comprendendolo dal duplice punto di vista storico e del messaggio universale che giunge fino a noi . Interesse per la Scienza. La prof.ssa Bearzot chiude con il consiglio alla lettura di Lucio Russo la rivoluzione dimenticata. Chi rompe con la classicità si spegne perché essa forma la capacità critica che vuole dire libertà.
Davide Servetti. In base alla propria esperienza diretta ha notato che gli studenti arrivano all’università da un polo omogeneo e si inseriscono in un polo eterogeneo rappresentato dal diversificato mondo universitario per affrontare il quale occorre avere delle competenze trasversali che di solito gli studenti provenienti da un liceo classico posseggono. Gli studenti universitari di solito sono carenti nella comprensione del testo, nella esposizione logica corretta e hanno lacune storico-sociali abilità difficilmente recuperabili nel corso degli studi universitari. Gli studenti provenienti dal liceo classico sono più abituati a distinguere e ad interpretare perché non sono inseriti in contesto di presente permanente. Cita dati da Almalaurea.
Dati Almalaurea
64% diplomati intervistati si iscrive all'università
89% diplomati liceali intervistati si iscrive all'università
91% diplomati al liceo classico si iscrive all'università
Tra i liceali è più facile che arrivi al traguardo della laurea anche chi ha avuto voti di diploma non alti (i diplomati liceali laureati con voto alto di maturità sono il 30%; i diplomati tecnico-professionali con voto alto di maturità sono il 50%)
Voto medio effettivo agli esami universitari: i liceali classici hanno 1,8 punti in più rispetto ai diplomati professionali, 1 punto in più rispetto a quelli tecnici, 0,2 punti in più rispetto ai liceali scientifici
Tempo medio di conseguimento della laurea: i liceali guadagnano mediamente 1-2 mesi all'anno rispetto ai diplomati tecnico-scientifici (liceali scientifici 1,7 mesi in più, liceali classici 1,4 mesi in più).
Dati Almadiploma
A 1 anno dal diploma 73% diplomati liceali iscritti all'università si dedica esclusivamente agli studi (a 3 anni: 67%, a 5 anni: 50%)
31% diplomati intervistati sono iscritti a facoltà umanistiche (lettere, filosofia, storia, psicologia, dams, beni culturali, lingue, scienze formazione), 32% a facoltà area scienze sociali (economia, scienze politiche, giurisprudenza), 33% area scientifica (scienze, ingegneria, architettura, medicina)
Il 70% dei diplomati liceali a 1 anno dal diploma dichiara che confermerebbe la scelta del ciclo di studi superiore (76% tra i liceali classici)
83% dei liceali classici si dichiara globalmente soddisfatto dell'esperienza liceale
Il LC può aiutare a contrastare :”il presente permanente” di cui tratta il grande storico Hobsbawm. Presente permanente percorso da tre dimensioni: a. incapacità di collocarsi in una dimensione lineare; b. l’abitudine all’attenzione che scaturisce dalle competenze traduttive; c. l’abitudine a distinguere e forzare anche le proprie capacità personali tanto che il presente permanente ha nel liceo classico un suo valido alleato.
2a PARTE TESTIMONIANZE DIRETTE
Dott. Bruno GALLIZZI. Apparentemente c’è opposizione tra mondo classico e mondo scientifico, in realtà si integrano perché il mondo classico insegna a redigere testi scientifici da divulgare.
Il classico può essere considerato la scuola più tecnica di tutte perché offre la tecnica più utile di tutte definita da Catone come la peritia dicendi; l’insegnamento classico è un valido strumento per contrastare la povertà di parola, di espressioni tipica del mondo contemporaneo. Dott. Edoardo Edoardo GRILLO. Il classico dà un approccio diverso, è un investimento su se stessi, sul capitale umano. Aumenta la capacità logica. Traducendo si impara a concatenare che è una abilità trasversale, utile in ogni settore. Parte delle nozioni imparate nel quinquennio liceale saranno dimenticate, ma le capacità logiche aiutano a superare le temporanee lacune nel settore scientifico. Tobia ROSSI
Il classico ha stanato la sua inclinazione poetica e lo ha aiutato a riconoscere la bellezza. I La cultura classica accompagna per tutta la vita. Il liceo dà una buona cassetta degli attrezzi a prescindere dalla professione che si intraprenderà. La capacità linguistica aiuta a capire e ad osservare l’architettura, la struttura delle storie, archetipi che ritornano in forme narrative contemporanee. Inoltre, in un mondo in cui l’espressione individuale è a rischio, per difendersi servono conoscenza, coscienza e capacità critiche. Dott. Serena PANARO
Il classico non dà soltanto nozioni, ma una forma mentis che è valida sia come bagaglio personale ma è altrettanto utile per relazionarsi con il mondo esterno. Le lingue classiche aiutano ad acquisire capacità logico-deduttive, di attenzione e di precisione. Il docenti del classico non impartiscono solo nozioni ma trasmettono amore per il sapere, la consapevolezza che quanto si studia sia qualcosa di vivo da portare al di fuori delle mura accademiche. Gisella CHIARLO Gli studi classici sono il modo migliore per essere adeguati al moderno come la propria esperienza ha dimostrato. In un’attività in cui si richiede di saper creare una rete commerciale, formare il personale, controllare la gestione serve una forma mentis basata su perspicacia relazionale, capacità dialettica, razionalità metodologica, capacità di sintesi che l’analisi del latino e del greco hanno aiutato a formare.
Occorre anche confutare il pregiudizio che il liceo classico sia un quinquennio totalizzante, nel suo caso è riuscita a frequentare e a diplomarsi a pieni voti sia al liceo sia al conservatorio. Prof.Carlo PROSPERI Parla in forma provocatoria dell’inattualità degli studi classici perché i valori del mondo d’oggi non sono condivisibili da chi guarda al mondo classico. La scienza e la tecnica danno dei mezzi che stanno diventando dei fini, ma al centro deve esserci l’uomo che un mondo troppo tecnico impoverisce. Prof. Adriano ICARDI
Oltre a legami affettivi ha la consapevolezza che il classico lasci agli studenti facilità di espressione, capacità critica e resilienza. Gli studi umanistici aiutano a costruire un mondo migliore in libertà, armonia e pace. Non dobbiamo accontentarci delle facili risposte sull’utile, ma cercare qualcosa di più profondo.
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